Fare Digital Pr significa andare oltre le classiche media relations per puntare sul marketing relazionale
Curare le Digital Pr è diventato un aspetto fondamentale per qualsiasi azienda o associazione sportiva che voglia avere successo online. E non solo.
Se, fino a qualche tempo fa, le cosiddette public relations erano una serie di attività da svolgere esclusivamente di persona, oggi un brand si promuove in primis sul web. Perché sono proprio la velocità e la potenza del web che possono decretare il successo di un’azienda.
Le Digital Pr sono espressione del cosiddetto marketing relazionale (o Customer Relationship Management – CRM) perché danno la possibilità ad una azienda (o qualsiasi altro ente o associazione) di dialogare direttamente col proprio target senza filtri né intermediari. Lo scopo è quello di stimolare la nascita e coltivare una relazione di lungo periodo con tutte le persone potenzialmente interessate ai nostri prodotti o servizi.
Le attività di Ufficio Stampa e Media relations restano centrali per qualsiasi azienda o associazione che voglia promuovere la propria immagine e i propri prodotti o servizi e farli conoscere al grande pubblico (Pr tradizionali), ma non vanno assolutamente confuse con le Digital Pr.
Media relations significa creare un canale di comunicazione tra azienda e giornalisti. Un rapporto “istituzionale” fatto di un continuo scambio di informazioni. Ma sarà il giornalista a scegliere cosa (e come) comunicare rispetto alle informazioni che l’ufficio stampa, tramite canali diversi, gli ha fornito (comunicati stampa, conferenze stampa, eventi…).
Le Digital PR rappresentano uno strumento eccezionale attraverso il quale l’azienda può entrare in contatto con il proprio pubblico di riferimento on line (target). E, soprattutto dialogare con lui in maniera diretta, partecipando a conversazioni già avviate sui propri prodotti o sul proprio brand oppure promuovendo proprio una nuova conversazione.
Ma non bisogna solo curare i rapporti con quelli che saranno poi i nostri clienti finali. Come i giornalisti per le media relations, anche nel caso delle Pr abbiamo un altro target di riferimento da considerare e sono gli influencer.
Gli influencer sono le personalità più autorevoli del web secondo il pubblico. Giornalisti, certo, ma anche blogger o personaggi pubblici. Tutti possono essere influencer, dipende dal seguito che hanno online. Ci sono gradi giornalisti della carta stampata che non hanno profili social e non sono minimamente influencer…
Poi ci sono personaggi che hanno milioni di follower pur senza essere mai apparsi sul grande schermo. Perché il loro palcoscenico è la Rete. Una loro parola può contribuire al successo (o al flop) di un prodotto o di un brand.
Curare le Digital Pr significa parlare al proprio pubblico direttamente e indirettamente. Direttamente attraverso i social network e tutti i canali che il web ci mette a disposizione e indirettamente, trasformando le Pr tradizionali che si curavano con i giornalisti in pr digitali con gli influencer.
E non è così facile…
Perché monitorare i risultati della propria attività diventa un’attività frenetica. Non è più sufficiente avere la classica “mazzetta dei quotidiani” da sfogliare la mattina seguente per la consueta attività di rassegna stampa. Il web è realtime e il tempismo diventa fondamentale.
Non c’è spazio il giorno dopo per una rettifica, una risposta o una smentita. Il “giorno dopo” non esiste online.
Curare le Digital Pr di un’azienda o un’associazione significa essere sempre connessi. Conoscere i tempi e le dinamiche di un luogo virtuale dove qualsiasi cosa può diventare virale e raggiungere un pubblico sterminato.
Un’occasione ghiotta di successo e visibilità, ma anche estremamente rischiosa in caso di errori.
Insomma, una miniera d’oro o una bomba che ti può esplodere tra le mani.
Il web e i social network non aspettano mai il giorno dopo e chiunque si occupi di Digital Pr lo sa fin troppo bene.
Contenuti e velocità di pubblicazione sono i due fattori essenziali che determinano Digital Pr di successo. Per questo curarle non è (e non potrà mai essere) un’attività marginale o da fare a tempo perso per un’azienda che ci tiene davvero al suo brand.