Ottenere più click possibili sembra l’ossessione di molti che scrivono per il web. Non solo blogger o web content editor, ma anche i siti d’informazione utilizzano la strategia di comunicazione del click bait. Ma funziona davvero?
Tutto per un click. Il click bait (o click baiting, letteralmente “esca da click) non è altro che la “fotografia” della comunicazione nell’era del web. Scrivere, o meglio pubblicare, un contenuto al solo scopo di attirare il maggior numero di click per aumentare le visite a un sito e generare rendite pubblicitarie online.
Fin qui la definizione di click bait, ma il punto è: questa strategia di comunicazione funziona davvero? Beh, di primo acchito la risposta non può essere che sì. Tant’è che non solo portali e siti di entertainment la utilizzano, ma anche i principali canali di informazione online stanno andando in questa direzione.
La homepage di Libero Quotidiano è uno degli esempi più lampanti da questo punto di vista, ma non è l’unico. Anche il sito del Corriere della Sera utilizza il click bait, suggerendoti l’apertura di alcuni contenuti. Non ci credi? Guarda un po’ qui…
Ora, è evidente che la notizia delle star che non amano lavarsi non sia particolarmente importante per i destini del mondo, eppure risulta essere l’articolo più letto del giorno. E così, la pubblicità su quella determinata pagina sarà più “redditizia” rispetto a quella contenuta in altre sezioni del sito.
Strategia discussa e discutibile, ma che (almeno in parte) sembra funzionare. Piaccia o no. In fondo non è un fenomeno poi così nuovo: anche nell’epoca della carta stampata, quando i computer erano grossi come intere stanze, alcune testate puntavano sul sensazionalismo dei titoli in prima pagina per spingere i lettori all’acquisto.
Il web non ha fatto altro che amplificare gli effetti di una strategia di marketing che esiste da decenni.
Nel click bait non c’è nulla di male. In fondo sfrutta solo la curiosità (a volte quella più morbosa).
Ora, quello che forse ti stai domandando è: il click baiting è davvero utile per comunicare nell’era del web?
La risposta è no. Per diversi motivi. In primis per la natura stessa del web che offre tantissimi canali di informazione agli utenti. E così, il click bait ti può aiutare a ottenere qualche visualizzazione (e introito pubblicitario) in più, ma non contribuirà certo all’autorevolezza del tuo sito.
Anzi, un uso eccessivo di questa strategia può perfino danneggiare l’autorevolezza percepita dagli utenti rispetto a una testata o una fonte d’informazione.
Puoi aumentare le visualizzazioni, ma non le condivisioni. La pratica del click bait non rappresenta più (da un bel po’) un valore aggiunto nelle condivisioni social dei tuoi contenuti. Facebook, ad esempio, non premia in alcun modo i contenuti acchiappa click, anzi li penalizza.
C’è poi la questione legata all’etica professionale… Ti immagini la Reuter che applica pesantemente strategie di click baiting nel proprio modo di operare? Certamente no. E allora, un conto è voler essere operatori dell’informazione (che hanno come primo scopo proprio quello di informare), altra cosa è fare digital marketing.
Scegliere un titolo accattivante, in grado di far ridere, arrabbiare o suscitare emozioni forti è senz’altro una delle regole (non scritte) per fare informazione in modo efficace. Ma un buon titolo deve raccontare in maniera chiara la notizia. Chi vuol fare informazione online non si può limitare al solito: “Guarda cosa è successo a…” con la foto di un attore famoso. Oppure: “Pazzesco! Scopri cosa ha combinato…“. O ancora: “Non crederai mai a…”. Non sarebbe credibile, non trovi?
E allora: click bait, usare con molta moderazione…