Fare comunicazione sportiva in Italia è importante. Lasciare il racconto a uno qualsiasi dei 60 milioni di allenatori potrebbe essere divertente, ma…
Quanto conta fare comunicazione sportiva in Italia? Siamo nel paese dei 60 milioni di allenatori (nel calcio come in qualsiasi altra disciplina)… Quindi, la risposta non può che essere: la comunicazione sportiva conta moltissimo.
Ce lo abbiamo tutti (o quasi) l’amico che allena una squadra di calcio, magari gli allievi, di una società dilettantistica di paese come ce ne sono migliaia in Italia. Avete mai provato a chiedergli come è messa in classifica la sua squadra e quale sia il clima tra genitori e parenti sugli spalti. In genere si fanno una grassa risata e rispondono: “Ancelotti e Mourinho avrebbero da imparare dai discorsi di certi personaggi…“.
Nel calcio, forse, questo vizio tipicamente italico viene portato all’esasperazione. Ma in qualsiasi altra disciplina le cose non sono molto diverse. Avete mai provato ad ascoltare i commenti a bordo campo durante un match di tennis?
Davanti a un dritto a rete oppure a una volée fuori di qualche centimetro, l’esperto di turno si spazientisce subito. E non riesce a trattenere il più classico dei: “ma come si fa a sbagliare una cosa del genere!” anche se solo bisbigliato. Con buona pace di coach e allenatori…
E parlando di comunicazione sportiva, come facciamo a non citare i tuttologi da Olimpiade o da disciplina del momento? Quelli che al massimo hanno fatto un giro in pedalò, ma quando c’era Luna Rossa in tv nel cuore della notte, guardavano una manciata di minuti e poi s’addormentavano. Ma puntuali, il mattino dopo riuscivano a spiegarti le chiavi della vittoria dell’equipaggio azzurro.
Gli esempi sono quasi infiniti: dallo sci ai tempi di Alberto Tomba alla nazionale di pallavolo allenata da Julio Velasco… Insomma, gli italiani sono 60 milioni di allenatori ma non sono 60 milioni di comunicatori.
Raccontare e analizzare un evento sportivo non è poi così facile. Servono competenze tecniche, certo, ma anche obiettività, equilibrio e la capacità di cogliere gli aspetti decisivi e più interessanti per il tuo lettore.
Naturalmente, poi, c’è l’aspetto legato alla diffusione. Perché il commento del tuttologo/esperto del momento resta una perla per pochi, pronunciata al bar sorseggiando un caffè con gli amici. Invece, il resoconto da parte dei professionisti della comunicazione sportiva diventa una notizia sui giornali locali e nazionali, in tv e sui tanti siti web che si occupano di sport in generale o di una specifica disciplina sportiva.
Per questo, le associazioni sportive devono avere a cura la propria comunicazione. E non lasciare che eventi per loro importanti come i tornei che organizzano o i campionati a cui partecipano le proprie squadre siano raccontati da uno qualsiasi dei 60 milioni di allenatori che ci sono nel nostro paese.
Però, cari 60 milioni di allenatori/esperti/tuttologi non smettete! Non smettete mai. Perché ascoltarvi di nascosto mentre emettete la vostra inappellabile sentenza al bar davanti ad una tazzina di caffè è un piacere. Ci regala sempre un sorriso.
E magari, chissà, perfino qualche chiave di lettura interessante per la nostra comunicazione sportiva…